
Ogni anno Uovo propone performance di grande livello. Dallo scenario contemporaneo e internazionale preleva quanto più di insolito e "indisciplinato" è reperibile, portando sulla scena esperimenti arditi e inconvenzionali.
Quest'edizione, concentrata in una kermesse breve ma intensa, ha fatto conoscere l'incredibile lavoro di un gruppo belga, Ontroerend Goed. Di cui non si sapeva pressochè nulla sino ad ora.
Esperienza unica nel suo genere che ho vissuto in prima persona, Internal, il titolo del loro "spettacolo", radicalizza il concetto di interazione fra pubblico e attori. Al punto che non ci sono più distanze né formalità. La scena è per entrambi, ma questo lo si apprende solo dopo, al termine di una mezz'ora folgorante e irripetibile. Si entra 5 alla volta. Una tenda sfiora i corpi, talmente è vicina, e lentamente si alza. Di fronte compaiono 5 persone, sulla trentina, che iniziano a scrutarci, in silenzio. Veniamo quindi condotti in una piccola cabina illuminata da candele. L'altro, il partner, versa del vino in bicchieri decò. E lì inizia il gioco, intrigante, intimo, sincero, con la tacita complicità che può legare solo 2 sconosciuti. Le domande sono personali, ma le risposte non tentennano, arrivano dritte alla meta senza filtri. L'imbarazzo e la formalità sono dimenticati: si è a nudo di fronte a chi si vede per la prima volta. Al termine del tete à tete ci disponiamo tutti e 10 in cerchio, e in quella situazione, gli "attori" raccontano di noi agli altri, seppure con estrema delicatezza e attenzione. Fino alla fine, in un alternarsi di silenzi e parole, di sguardi e rivelazioni, e persino di abbracci. Gli ultimi istanti sono una danza "privata" fra noi e loro, mani nelle mani e occhi negli occhi. Un saluto fugace poi, quasi triste, per la consapevolezza che il nostro tempo è finito, scivolato via come favola meravigliosa.
Trailer di Internal
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