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gesti di grazia assoluta, giri di danza, abiti fatti di pennellate veloci
e uno scorcio nella vita privata del piccolo Dandy dei Salons...
Frizzi e lazzi, patisserie, grandi hotel e donne che hanno fatto della propria malizia un arte, in una definizione : la Belle Epoque, un periodo di progresso, ottimismo e gioia di vivere, testimoni ed insieme protagoniste di questo periodo, ammirate da una borghesia intraprendente, colta e quanto mai pregna di status symbol atti ad essere emblema di una ricerca d’affermazione della propria inarrestabile ascesa sociale.
Impossibile non soffermarsi a guardare ritratti di le signore alla moda come Madame Ojetti o Carolina Micotti elegante e intrigante accanto al suo prediletto molosso napoletano.
La figura femminile pare dominare l’immaginario dell’epoca : la donna è rappresentata non solo nella sfera sociale, entro la quale si esprime con eleganza e intrigo, ma anche nella parte più intima, rappresentata dalla sfera domestica, mentre il suo mondo muta e diviene centro di diverse attività proprie di quegli anni come : suonare strumenti musicali (prediletto è il pianoforte), leggere componimenti poetici, o, quando il pittore vuol esser ancor meno “discreto”, mentre si trucca.
1860 al 1930: un arco di tempo caratterizzato da scambi intensissimi fra scrittori, musicisti e maestri delle arti visive, spesso partecipi o almeno spettatori di una vita sociale assai mondana: salotti, teatri, corse al trotto, balli, esposizioni di toilettes femminili. Dalla pennellata decisa e vibrante è presente in questa mostra con la sensualissima Camicetta di voile
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