sabato 5 dicembre 2009

Ta main dans la mienne




Un allestimento di uno dei piu' grandi registi viventi e veder recitare Michel Piccoli a pochi centimentri dalle mie mani.

Lo spettacolo e' l'adattamento dell'epistolario tra Checov e Olga Knipper, attrice delle sue pieces che divenne sua amante e poi sua moglie. Io amo il teatro piu' di qualunque altra cosa e senz'altro sono parziale nel rovesciare qua il mio assoluto, totale, incontenibile gaudio. Spettacolo perfetto, semplicemente. Gli attori scivolavano dentro le parole e mutavano espressioni con una naturalezza come d'acqua che scorre sulle pietre. Le loro mani, soprattutto di Natasha Parry, erano uno spettacolo assoluto. Chiunque abbia fatto anche una microscopica esperienza di palco sa bene che, arrivato la' sopra, e' vittima di una repentina mutazione genetica che gli fa' apparire infinite mani, che non sa dove mettere, come muovere... Ecco le loro mani erano semplicemente le mani di Checov e Knipper, si muovevano e si fermavano come naturalmente avrebbero fatto i due. Spettacolo misurato, in cui mai s'indulge in una facile commozione, o una tenerezza senile. Niente, assolutamente se non lo scambio vivo di quelle parole, domande a volte quotidiane che di piu' non si puo', a volte affilate, a volte dolcissime. Solo un gesto: lui che alla fine, seduto accanto a lei, le pone una mano sopra a quelle incrocitate in grembo di lei. Solo due frasi, quando Olga scrive lettere ad Anton Pavlov, ormai morto, chiede "Che senso ha?" e Checov, poeta delle piccole cose, risponde "Guarda: la neve che cade... che senso ha?"

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